Presentazione
C’è sempre stata una chitarra.
A due anni, di plastica, con le caramelle dentro.
A cinque anni, sempre di plastica, ma senza caramelle. Meglio.
A undici anni, dopo mesi e mesi di sfibranti contrattazioni, la prima Eko a sei corde metalliche. Abbastanza una rarità per l’epoca, che vedeva il predominio delle chitarre a corde di nylon, più facili da suonare.
Dopo un anno, complici le foto e le musiche dei Beatles, era stata trasformata in una 12 corde, tramite un trapano a mano e gli attrezzi del nonno. Solo un mese perché il manico si spezzasse, ma il seme era piantato: da nipote di un costruttore di mandolini, non avrei più smesso di mettere le mani sulle chitarre, per passione, curiosità, divertimento e implorazioni di amici e allievi .
L’idea di farne un mestiere si concretizza molto più tardi, giusto una decina di anni fa: da allora, posso dire sia stata tutta una rincorsa, per recuperare il tempo perduto, le quote di mercato e, perché no, anche una giusta dose di orgoglio, dote indispensabile per un costruttore di opere… quasi d’arte.
Quello delle chitarre di liuteria, infatti, è un mercato molto particolare: al liutaio vengono richieste prestazioni da Formula 1 e confezioni su misura, rifiniture perfette e suonabilità superiore.
E’ la nostra sfida, che volentieri raccogliamo nei confronti dei costruttori industriali: ogni chitarra fatta a mano porta la firma acustica del suo costruttore, oltre alle peculiarità richieste dal singolo cliente, che si concretizzano in differenti scelte di legni, di formato e di architettura interna.
Ciò che nasce alla fine è un oggetto irripetibile e unico, sia esteticamente che acusticamente; una piccola opera d’arte che parlerà molto, molto a lungo, sia del suo costruttore che del suo committente.