Lavorazione
La costruzione
Una volta ho chiesto a un collega: ” Ma tu che strumenti adoperi per fare un manico?” Risposta: ” Tutti!”
Questo sintetizza un certo modo di lavorare, poco codificato e lasciato in buona parte all’inventiva del singolo liutaio, che adopera gli strumenti che predilige e con cui realizza i risultati migliori. Per quello che mi riguarda, adopero con eguale naturalezza strumenti a mano o elettrici, così come uso strumenti a dima e a controllo numerico: sono convinto, infatti, che l’apporto umano sia talmente dominante e fondamentale da non venire neanche lontanamente scalfito dall’uso delle apparecchiature che la tecnica moderna ci mette a disposizione, e che consentono di ottenere risultati di gran lunga più gratificanti anche sotto il profilo estetico, molto importante per l’acquirente di uno strumento di prestigio.
Ciò non toglie nulla all’importanza del rapporto “personale” che si crea tra il liutaio ed il legno lavorato a mano; quasi sempre, per non dire sempre, la fase finale del lavoro viene realizzata così, proprio per creare una sorta di intimità tra le mani del costruttore e il materiale che sboccia e cambia aspetto e sonorità sotto le dita di chi lo plasma.
Poesia? Può darsi. Il nostro, infatti, può essere un mondo poetico e magico, purchè si riesca a mantenere intatto l’entusiasmo e lo stupore che ci coglie ogni volta che, montate le corde, diamo la prima carezza all’ultima nata…e scopriamo di avere ancora l’animo di un bambino!